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Negli ultimi decenni le scoperte delle neuroscienze hanno portato l’attenzione sul rapporto mente-corpo. La necessità di una concezione unitaria della mente come entità integrata è tornata prepotentemente alla ribalta. La cultura occidentale, si dagli inizi si è costituita su una frammentazione fra il corpo e l’anima. In seguito questa differenziazione ha condotto ad una oggettivazione del corpo, che è divenuto sempre più un aggregato di organi indispensabili all’individuo. Recentemente le neuroscienze hanno analizzato, alla luce dei nuovi strumenti di indagine del SNC una serie di dati emersi dallo studio delle lesioni anatomiche del SNC, che in un ottica integrativa fra espressioni fisiche e danni sensoriali ripropongono un’unità mente-corpo. L’errore di Cartesio Come ha sottolineato Damasio in: “L’errore di Cartesio” 1995 Adelphi Milano, “le strutture preposte alle funzioni cognitive superiori sono strettamente connesse con le strutture di livello inferiore anatomicamente, che a loro volta sono la sede della percezione delle modificazioni fisiolo- 27 Dott. Moreno Marcucci Medico psichiatra, psicoterapeuta didattica AITF, direttore centro Nostos giche connesse con gli stati emotivi quindi, l’elaborazione delle informazioni a livello cognitivo evoluto, avviene tenendo in considerazione le informazioni emotive veicolate dalle modificazioni neurofisiologiche che producono”. Dagli studi emergono chiaramente che emozioni, sentimenti e regolazione neurobiologica hanno organi di ricezione e di elaborazione delle informazioni comuni. Ad esempio alcune studi empiriche su animali e topi hanno evidenziato che la lunga permanenza in spazi angusti e sovraffollati conduce a stati di ipertensione arteriosa e danni vascolari senza che di questi fenomeni ne conosciamo l’eziopatogenesi. I quadri clinici prodotti dalle alterazioni del tono dell’umore quali: disturbi depressivi, disturbi bipolari, non fanno che confermare questa ipotesi. Le fasi depressive o le fasi euforiche si manifestano con alterazioni cognitive, accompagnate da correlati organici quali: insonnia, alterazione del metabolismo, modificazione della pressione arteriosa e del ritmo cardiaco etc. La mente è più ampia dell’Io Dovremmo quindi riconsiderare l’ipotesi posta da G. Bateson quando afferma che la mente sia più ampia dell’io e propone di concettualizzarla come una costante interazione circolare fra soma-psiche-ambiente. La neurofisiologia ci fornisce dati su questo aspetto descrivendo il funzionamento del SNC come una struttura a moduli, che a loro volta scambiano informazioni ed elaborano dati in una rete circolare di interazioni. Quindi, la costruzione e il costante sviluppo dell’identità è relazionale, e si sviluppa in una costante interazione fra mondo interno e realtà esterna, fra stati d’animo e risposte relazionali. La funzione cognitiva alla base dei legami è la memoria. In particolare quella che la Doux chiama “memoria implicita”, che è principalmente una memoria legata all’affettività e all’immaginazione di ricordi legati ad esperienze emozionali con percezioni emotive.
Le immagini sono considerate fondamentali per lo sviluppo psicologico personale di ciascun individuo. Possiamo affermare che le emozioni si costruiscono come immagini da ciò che la parola si costruisce sull’immagine. La psicoterapia è una tecnica di cura basata unicamente sull’utilizzo della parola ma, in realtà, ad un’analisi più approfondita, quello che ci colpisce, sia come terapeuta che come utente, è l’impressione che abbiamo dell’altro. L’opinione nasce da un insieme di vissuti che si originano nel nostro mondo interiore e sono evocati dall’altro nel momento dell’incontro. Nella psicoterapia sistemica, quella che prende spunto dalle relazioni nelle quali il soggetto è immerso, l’utilizzo delle tecniche basate sull’ immagine ha trovato il suo terreno di coltura. Scrive Alberto Eiguer in “Ma io senza di te”: “L’uomo non è un essere solitario, si forma, vive e cresce nel legame con gli altri, con i suoi parenti e amici, persino con gli sconosciuti.” Le tecniche basate sulle immagini e il genogramma fotografico Le tecniche basate sulle immagini possono essere utilizzate sia nel percorso di psicoterapia che in quello della formazione di nuovi allievi psicoterapeuti. Fra queste il “Genogramma fotografico trigenerazionale” è una delle più efficaci. Il costrutto teorico di base è stato formulato sul pensiero di M. Bowen che negli anni Settanta ipotizzò la crescita e l’autonomia personale del soggetto in relazione al livello di autonomia acquisito nella propria famiglia di origine. Per Bowen il termine di autonomia non ha niente a che fare con la distanza fisica o con la capacità di gestirsi nella vita quotidiana. Per l’autore solo la comprensione delle dinamiche famigliari e, la possibilità di fornire risposte differenti rispetto a quelle fornite nel passato, possono permettere una reale trasformazione dei rapporti con conseguente crescita della nostra autonomia. Teorizza quindi il “ritorno a casa” come momento indispensabile per avviare il processo di trasformazione. Nei casi in cui non è possibile convocare la f.d.o. si è sviluppata la tecnica del genogramma fotografico della f.d.o. Tale tecnica consiste nel narrare la storia della propria famiglia e di se stessi attraverso tre generazione e contemporaneamente, presentare delle fotografie del passato che abbiamo scelto a conferma della nostra narrazione. Le immagini fotografiche hanno una loro identità, esprimono un implicito che il ricordo e la narrazione non possono e non riescono ad esprimere, anche perché, molti degli episodi ci sono stati raccontati da altri. Tecnica dell’autoritratto di Cristina Nunez Un’altra tecnica molto interessante è quella dell’autoritratto fotografico di Cristina Nunez. Nella self portrait experience c’è l’opportunità di essere soggetto, autore e spettatore della propria opera. Tramite questa tecnica il soggetto si scatta degli autoritratti dei quali sarà spettatore pochi minuti dopo. E poi c’è la tecnica delle sculture terapeutiche che esprimono stati d’animo sul tempo presente, futuro e passato; come pure l’utilizzo del collage fotografico nella terapia di coppia e/o, nella formazione e supervisione di equipe di lavoro. L’elenco sarebbe ancora lungo e ormai è un continuo creare nuove tecniche basate sull’uso delle immagini nei percorsi della psicoterapia. In fondo la nostra era è stata definita l’era delle immagini e i percorsi dell’identità debbono adattarsi al contesto sociale. In fondo la nostra era è stata definita l’era delle immagini e i percorsi dell’identità debbono adattarsi al contesto sociale.